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.Simona Di Clemente |
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Mercoledì 01 Dicembre 2010 08:07 |
L'autore si presenta
Sono Simona Di Clemente una giovane insegnante di sostegno didattico della scuola primaria. Adoro il mio lavoro e lo ritengo una vera e propria missione quotidiana. Ho deciso di lavorare con i bambini perché li considero la parte migliore dell’intera umanità, il loro essere spontaneo e sincero è ciò che di più bello esiste al mondo. Lavorare con alunni in difficoltà significa, per me, guardare senza esitazione lo svantaggio in un’ottica di riscatto, puntare sempre in alto e credere fermamente in ogni loro ipotetica conquista. Già durante il mio percorso di studi all’Università sognavo di intraprendere la carriera d’ insegnante, per offrire un sorriso rassicurante e allegro ogni giorno a chi più ne ha bisogno; ciascun bambino in fase di crescita merita un’attenzione speciale, in grado di portare l’educatore ad isolare dal contesto scolastico qualsiasi piccolo o grande problema quotidiano personale. La cosa più bella e significativa che mi hanno detto nella mia vita, è stata: <<La scuola ha bisogno di una persona come te!>>, le parole della tutor universitaria, Lucia Sinibaldi, che mi ha seguito durante il percorso di tirocinio indiretto all’Università dell’Aquila, a seguito della discussione della mia tesi. Parole che non ho mai dimenticato e che risuonano in me in ogni momento di difficoltà o sconforto, di fronte ad un sistema che a volte trovo essere parecchio distante dal mio ideale di Comunità di apprendimento. Fin dalle prime esperienze lavorative ho investito le mie energie al fine di trovare soluzioni istantanee e flessibili ai diversi problemi incontrati. Nella consapevolezza della necessità di offrire ai bambini delle risoluzioni certe e capaci di rinviare significati profondi, orientate sempre al loro progetto di vita, personale e collettivo.
Credo nella potenza di ciascuna parola, di ogni singolo gesto ed espressione come veicoli di un’educazione che si rafforza per mezzo di questi elementi, così pregnanti di significati aggiunti. Agli inizi della mia carriera mi sono trovata a dover fronteggiare situazioni difficili, soprattutto nelle supplenze temporanee in cui hai un tempo ristretto entro cui cercare di espletare al meglio la tua opera. Conoscere l’alunno, conquistare la sua fiducia e magari riuscire a incoraggiarlo, a credere in sé; come quando mi è capitato di convincere un alunno ad uscire da sotto il suo banco, posto in cui si rifugiava per insicurezza e paura di non farcela. Ma quando riesci in quest’impresa, quando trovi le parole giuste da usare ed i gesti idonei per rassicurarlo e condurlo a credere in se stesso; bene questo è qualcosa di incommensurabilmente bello e impagabilmente valido. Quando diciamo a un bambino che lui è magico e che con la sua magia è in grado di poter fare ogni cosa, gli diciamo a chiare lettere che crediamo in lui e che siamo certi che qualcosa di positivo sta per accadere. Queste esperienze mi hanno riempito il cuore di una certezza che anima ancora oggi il mio operato. Durante questi quattro anni di lavoro, come supporto a bambini affetti da diversi disagi ed handicap certificati, ho sempre pensato di essere una persona fortunata, perché ho l’opportunità di imparare ogni giorno, in ogni istante tante cose dai bambini. Ciascuno di loro mi ha donato una speranza per crederci ancora e sempre, un’emozione indescrivibile segnata dall’apprendimento di una conoscenza o di un’abilità che magari agli inizi sembrava improvabile. Orientando il mio lavoro in proposte attive e in attività fruibili nella pratica, ho riscontrato un’agevole comprensione e una viva capacità di apprendere anche nell’alunno svantaggiato. In ogni sapere teorico, ricercare l’aspetto pratico è essenziale per permettere a tutti gli alunni di giungere ad acquisizioni importanti e motivarli verso nuovi traguardi. Il mio sogno rimane quello di realizzare una scuola attivamente presente, collaborante e creativa, capace di rileggere se stessa per un continuo migliorarsi, che è condizione primaria di ogni azione educativa efficace. Cercando in ogni momento uno scambio attivo, sincero e collaborativo con l’altro, sia esso collega, alunno o genitore, all’insegna del valore della diversità e della pluralità; cerco di fare del mio meglio per diffondere nella scuola un’accoglienza diffusa capace di rileggere metodi, strategie e scambi comunicativi. Le mie parole chiave preferite sono: TUTTI ed OGNUNO perché ciascuno è un essere speciale diverso ma allo stesso tempo uguale agli altri per bisogni, diritti e doveri. Perché non ha senso un’educazione per pochi o alcuni , bensì una formazione plurale orientata a far progredire ogni individuo, rispettando i propri tempi e modi nell’apprendere. Perché TUTTI ed OGNUNO meritano una scuola in grado di accoglierli pienamente: mediante un approccio centrato sulla persona, che sia orientato all’ambito cognitivo, ma anche (e soprattutto) nello stesso tempo diretto ad un’attenta contemplazione della sfera emotiva e calato sugli effettivi bisogni dell’infanzia. . |